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Reggia Ducale Estense 

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AGGIUDICAZIONE 1° GRADO CONCORSO

SERVIZI OGGETTO DI CONCORSO

Intervento di restauro e valorizzazione della Reggia Ducale: Parco e Giardino segreto quale parte del Progetto "Ducato Estense​"
LOCALIZZAZIONE : Reggio Emilia
COMMITTENTE:

Comune di Reggio Emilia

COLLABORAZIONE:

Arch.Diego Baronchelli , Arch.Alberto Geuna

CONSULENTI/COLLABORATORI:

Riccardo Rudiero, Quirino Spinelli, Niccolò Suraci, Andrea Ronzino, Giulia La Delfa, Elena Zanet, Cristiano Tosco

ANNO: 2018

Il progetto di restauro e valorizzazione del sistema Reggia e Parco di Rivalta mira a slatentizzare i segni che il susseguirsi degli usi del complesso hanno obliato nel corso dei secoli; a rendere palesi – risemantizzandole – le tracce che il passato ha occultato e ha consegnato al presente, affinché possano essere chiaramente percepite ma attraverso una chiave interpretativa contemporanea.

I principi cardine che hanno guidato la proposta progettuale sono i canonici del restauro, ossia quelli della compatibilità – materica e formale –, della distinguibilità, della reversibilità e del minimo intervento; tuttavia, ha assunto un rilievo preponderante il concetto di sostenibilità, declinabile su tre fronti: sociale, culturale ed economico. Ciò, in ottemperanza alle più recenti Convenzioni internazionali sulla conservazione come, ad esempio, la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO del 2003 e, soprattutto, la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società, elaborata a Faro nel 2005. Quest’ultima, in particolare, definisce l’eredità culturale come «un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione», e che include «tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione nel corso del tempo fra le popolazioni e i luoghi» (Convenzione di Faro, Art. 2). Ed è proprio leggendo i desiderata della popolazione di Rivalta attraverso il filtro della Convenzione di Faro che il progetto intende traghettare un’idea di tutela centrata esclusivamente sul bene culturale a una che pone al centro il tema della comunità, che guarda consapevolmente all’insieme del suo patrimonio culturale, lo utilizza valorizzandone la memoria nel presente.

 

In linea generale, la proposta considera la Reggia e il Parco come un unicum, da sistematizzare alle diverse scale: locale, cittadina e nazionale.

Grazie all’analisi storica del sito, alla lettura dei documenti iconografici e alle tracce archeologiche, si è sviluppata un’idea progettuale fortemente rispettosa della preesistenza, ma altrettanto innovativa e attribuente nuovo significato agli spazi. Si è voluto inoltre approcciarsi all’intero complesso con un linguaggio univoco e coerente, ma sviluppato con specificità diverse all’interno del sistema, valorizzando le funzioni che, nel tempo, la villa ed il parco hanno assunto, da quelli più aulici ai più prosaici.

 

IL PROGETTO TRA TRACCE E RICORRENZE

 

La ‘Piazza’

Originario fulcro della Reggia, nonché ingresso aulico all’intero sistema, era il complesso palaziale, che determinava un’area conchiusa su tre lati anticipata da due esedre (una totalmente distrutta da edificazioni contemporanee, l’altra oggetto di intervento di restauro in anni recenti). Con l’abbattimento della porzione centrale del palazzo durante la parentesi napoleonica, questo spazio ha perso uno dei suoi limiti più forti, nonché aulicità e simmetria (tanto che è conosciuto oggigiorno semplicemente come “Piazza”). Per tali motivi, si è deciso di evocare il lungo corpo di fabbrica centrale attraverso la costruzione di una struttura leggera e permeabile, che possa ridargli forma sia in alzato che in pianta. Questo consentirà di percepire la conformazione del progetto originario, ma democratizzandolo, ossia facendo in modo che già visivamente il cittadino possa traguardarlo, sovvertendo la gerarchizzazione che prevedeva il parco della villa come luogo di loisir per i soli duchi. Da barriera, fisica e visiva, il corpo centrale diventa soglia, che invita il fruitore ad appropriarsi del parco.

La nuova struttura sarà costituita da un traliccio ligneo attrezzato (contenente quindi anche gli impianti) che, partendo dalla manica sud sopravvissuta, andrà ad attestarsi sulla chiesa dal lato opposto: in tal modo, l’intero sistema d’ingresso, che determina la spazialità della piazza aperta verso il centro abitato, verrà sia idealmente sia fattivamente riproposto. Il passo delle strutture verticali ricalca quello del fabbricato andato perduto e, in elevato, rievoca la scansione degli ordini sovrapposti. La porzione centrale coprirà un’impronta – come da progetto originale – e sarà dotata di una copertura leggera atta a ospitare eventi cittadini; questo consentirà anche di enfatizzare l’assialità verso il parco retrostante.

 

Il giardino segreto

Il giardino segreto, ossia l’area verde progettata addossata al corpo di fabbrica sud, è una delle porzione del complesso che ha mantenuto, per ampi tratti, più inalterati i caratteri formali del disegno settecentesco. Per tal motivo, e anche per implementare le possibilità di lettura della preesistenza, la scelta progettuale su questo spazio prevederebbe il ripristino della scansione planimetrica a scacchiera, con quattro viali perpendicolari – due per ogni direzione – che determinano nove quadrature. Tuttavia, l’idea non è quella di replicare pedissequamente il disegno originario: l’attualizzazione di questo spazio si attuerà attraverso l’inserimento di siepi lungo i percorsi brevi e tutt’intorno al perimetro, così da modellare tre luoghi ben distinti e adibiti ciascuno a una destinazione differente. Nelle due aree esterne, in cui meno si riscontrano le tracce del passato, si vorrebbe intervenire attribuendovi una funzione che reinterpreti quelle più ataviche e quelle più prossime all’attualità: in quella a ridosso della Reggia, si prevede l’inserimento di un giardino didattico, aperto alle scolaresche, mentre all’opposto si vorrebbe generare – attraverso la materia vegetale – un giardino che favorisca l’introspezione e la meditazione. La parte centrale, che ospita la grande fontana quadrilobata, potrebbe invece subire un intervento di restauro filologico, accostando però alle preesistenze elementi architettonici e arredi contemporanei.

 

Il Parco

Il grande parterre del giardino ‘alla francese’ originario, nel progetto si configura come il luogo di sintesi di tre paesaggi differenti di autenticità del territorio, tra loro interrelati e coerenti, declinati ed in sequenza lungo l’asse geometrico e simmetrico dell’antico impianto. Tre diverse esperienze di paesaggio, ma disposte in continuità.

Il paesaggio agricolo, che oggi occupa la prospicienza del palazzo, continua ad insistere sull’area nella forma di filari di specie arboree selezionate; il paesaggio della radura che, come un filtro prativo, conduce  alla terza categoria di paesaggio, quello boschivo ripariale che, al contempo e in base al punto di vista, si spinge sino al fiume, e dal fiume penetra attraverso il limite fisico delle mura.

Ancor più che nelle altre parti del complesso, il parco può essere interpretato come vero e proprio sito archeologico; nonostante gli usi che ne hanno smembrato il disegno originario, molte tracce ancora permangono, in particolare i percorsi (soprattutto quelli longitudinali rispetto all’ingresso) e alcuni degli elementi costituenti le vasche. Si è per tale ragione deciso di partire da questi segni presenti o percepibili per il nuovo progetto, in particolare la griglia ortogonale dei viali. Si è però anche convenuti sulla volontà di inserire un nuovo elemento perturbatore, che possa consentire di segnalare i diversi usi che del parco si sono fatti nel tempo: due infrastrutture sviluppantisi in elevato – che insistono su due degli assi trasversali – e che si attestano sulla fontana della porzione nord la quale, essendo quella meglio conservata dell’intera rete delle folies, diviene un nuovo fulcro, ripristinato nella sua funzione di gioco d’acqua. Questi tralicci – formalmente e matericamente analoghi a quelli costituenti la riproposizione della manica aulica e attrezzati, oltre che per il trasporto dell’acqua nella vasca, anche per tutti gli impianti necessari alle nuove funzioni – determineranno planimetricamente e in elevato una nuova scansione del parco, creando una soglia, la seconda del complesso: la prima è costituita dalla riproposizione del palazzo, superata la quale ci si immegerà in un bosco caratterizzato da filari regolari, a rievocare il disegno settecentesco reinterpretato in chiave contemporanea; oltrepassati i due tralicci trasversali le specie arboree, ancora legate a uno schema organizzato, si diraderanno, smaterializzando l’ordine costituito. In questa porzione, quindi, avverrà un incontro tra la regolarità progettata e la naturalità del parco fluviale del Crostolo, superando in entrambe le direzioni il confine determinato dal muro di cinta. Quest’ultimo, inoltre, non sarà più considerato come un limite invalicabile, ma un diaframma oltrepassabile attraverso un sistema di scale che lo valicheranno nei due punti determinati dai tralicci e consentiranno il dialogo tra interno ed esterno. Inoltre, la linea definita dalle infrastrutture proseguirà idealmente nel territorio circostante, sistematizzando la reggia di Rivalta a nord con l’asse cittadino di Viale Umberto I e a sud con la villa di Rivaltella.

All’interno della nuova entità parco saranno poi inseriti, ove avevano sede le folies non più presenti, dei playground e delle strutture ludico-ricreative; da segnalare il fatto che quella che andrà a sorgere nell’angolo sud-est, giacché occupa lo spazio di un’aiuola e non il sedime dei giochi d’acqua, non sarà enfatizzata dal diradamento del bosco, come invece avverrà negli altri casi.

 

Reggia, fiume e città

Ad uno sguardo più allargato, in funzione di indirizzo di valorizzazione più che di proposta progettuale, si è ritenuto necessario considerare il parco come facente parte di un sistema che necessariamente includesse anche la città e il torrente Crostolo.

La Reggia di Rivalta ha assunto la propria consistenza materiale proprio in funzione del palinsesto territoriale nel quale oggi si collocano i suoi resti. In questo senso la già descritta infrastruttura determina un’apertura verso il paesaggio. Le diagonali che traccia sul suolo mettono in collegamento direzionale la Rivaltella e il centro storico di Reggio Emilia, attraversando l’asta del corso d’acqua, ricongiungendosi all’asse storico di Corso Umberto I.

Tale auspicata riconnessione paesaggistica, indicata planimetricamente attraverso le piantumazioni ripariali, consentirebbe di integrare la Reggia nei quadri di tutela già esistenti, non solo puntualmente e come elemento isolato, bensì come nodo strutturale di un sistema che deve trovare maggiore forza, perché possa essere comunicato e fruito con maggiore efficacia.

 

 

[SCELTE TECNICHE E TECNOLOGICHE E GESTIONALI]

 

La scelta delle specie vegetali arboree si lega ai sistemi di paesaggi individuati:

a-      Sistema tessuto agricolo = Morus alba, Prunus spp,

b-      Sistema bosco ripariale autoctono =  Alnus glutinosa, Salix alba, Populus alba

Tra i due sistemi sono previste delle specie arboree tipiche delle radure di bosco che oggi troviamo ai margini dei campi coltivati, quali : Quercus pubescens, Fraxinus excelsior, Ulmus minor, Malus sylvestris, Prunus avium.

Le specie individuate sono le specie pilota per ogni sistema; hanno altezze, colorazione foglie e fioriture differenti, proprio per dare dinamicità al paesaggio e differenziare gli scenari a disposizione degli utenti.

Mentre le aree adibite al gioco, all’incontro, allo svago, sono caratterizzate da prati rustici alternati a prati fioriti, che garantiscono praticabilità, vivacità ed esplosioni di colori.

 

La motivazione di connotare il nuovo parco da tante nuove piantumazioni arboree nasce da due motivi principali:

1-      Ridurre al minimo le operazioni di manutenzione

La scelta di realizzare una grande superficie alberata va nella direzione di diminuire al minimo gli interventi di manutenzione, poiché le specie arboree verrebbero lasciate crescere nella loro forma naturale, senza interventi di potature particolari, se non interventi straordinari di rimonda del secco. E la comunità erbacea che cresce sotto le chiome verrà lasciata crescere liberamente, per aumentare la biodiversità.

I prati rustici e i prati fioriti, invece, richiedono basse operazioni di manutenzione: uno sfalcio all’anno per il prato fiorito, 3-4 sfalci all’anno per il prato rustico (contro i 7-10 interventi annui di quello normale)

2-      Aumentare la vivibilità dello spazio durante il periodo estivo

L’area di progetto si trova in aperta pianura e durante il periodo estivo è caratterizzata da temperature elevate, non ideali per vivere un parco. La nuova configurazione, grazie alle piantumazioni arboree, permette di abbattere notevolmente le temperature e di aumentare il benessere climatico dell’area. Prevedere massicce piantumazioni arboree su nuove aree verdi pubbliche è una scelta importante, che va nella direzione indicata nel 1991 dal protocollo di Kyoto come possibile intervento per abbattere il surriscaldamento terrestre.

Nella stessa direzione è immaginata l’infrastruttura, che, oltre a essere segno compositivo caratterizzante del progetto, svolgerà un sostanziale ruolo tecnologico. Essa è pensata per essere priva di fondazioni, composta di materiali compatibili (legno lamellare), realizzata come opera di ingegneria naturalistica (abbattendo costi di realizzazione e manutenzione sia ordinaria che straordinaria). Nella parte alta della stessa saranno posizionati gli alloggiamenti per gli impianti di illuminazione, ma anche gli allacciamenti per eventuali impianti speciali che potranno essere previsti per manifestazioni temporanee che saranno attivate nell’area prativa prospicente l’infrastruttura. Sulla sommità della stessa, infine, corre un canale metallico che, attraverso una lieve pendenza, convoglierà le acque meteoriche verso la vasca storica riattivata, permettendo la gestione della stessa in assenza di un costoso impianto fontanile. All’interno del canale metallico sarà collocato un sistema sperimentale di recupero dell’umidità atmosferica attraverso fogli di tessuto (già impiegato per il recupero dell’acqua in aree desertiche). Tale sistema (arrivando a percentuali di de-umidificazione dell’aria fino al 30%) collaborerà al funzionamento continuativo della vasca, ma anche al miglioramento del comfort termoigrometrico del parco nella stagione estiva. 

 

 

 

[PROPOSTA DI VALORIZZAZIONE]

 

Come suggerito dal bando di concorso, l’idea progettuale ruota attorno alla volontà di contenere i costi di realizzazione e quelli della successiva manutenzione, di coinvolgere la popolazione nel processo di riappropriazione di questo spazio e di collegare a livello sovralocale la reggia con il sistema di Residenze e Delizie estensi.

La realizzazione di una struttura spaziale attrezzata di legno, che non necessita di fondazioni ma solo di un consolidamento del terreno, oltre a non danneggiare il sedime archeologico (ruderi ipogei del palazzo e del sistema infrastrutturale del parco) e ad essere totalmente reversibile, consente di abbattere notevolmente l’impiego di risorse economiche, sia in fase di cantiere che nelle successive di manutenzione. Allo stesso modo deve essere interpretata la volontà di sistemare per la maggior parte della sua estensione il parco a bosco che, oltre ad attribuirgli una funzione socialmente sentita, è certamente compatibile con le attuali esigenze ludico-ricreative della popolazione. Le funzioni collocate all’interno del sistema – “Piazza”, giardino segreto e parco – sono differenti tra loro ma concorrenti, e consentono di valorizzare e utilizzare al meglio sia le nuove realizzazioni che le preesistenze. È inoltre importante porre in evidenza come queste ultime abbiano solo fornito suggestioni per il nuovo progetto, e non ci sia mai una volontà di riproposizione ‘à l’identique’ di quanto non più esistente.

A livello di strategie valorizzative, la proposta si inserisce appieno negli scenari prefigurati dal MiBACT con il Progetto “Ducato Estense”, che andrà a infittire il sistema già determinato dall’iscrizione UNESCO della città di Ferrara e delle Delizie estensi.

Dal nostro punto di vista, l’intervento si profila come un atto voluto e sostenuto dalla popolazione, e in prima istanza a lei rivolto: rendere la cittadinanza protagonista concorre in maniera significativa alla conservazione del complesso giacché, se riesce a immedesimarsi nei propri beni, contribuirà a far sì che possano essere tramandati alle generazioni future. Questo gioverà anche ad una pubblicizzazione di più ampio respiro, in grado di inserire la reggia di Rivalta in più ampi circuiti turistici, nazionali e internazionali.